Non è gradevole per un’italiana fiera delle proprie origini dover ammettere che aldilà delle Alpi si trovano infrastrutture e servizi che rendono marcata la discrepanza tra la condizione italiana e quella di molti altri Paesi europei.
Dovrei menzionare l’abissale differenza tra le autostrade, ad esempio la A32 per un lungo tratto fino al traforo del Frejus è sconnessa a causa dell’asfalto rovinato, mentre, appena varcato il confine la strada si appiana e si allarga dando alla mia schiena e al mio collo tutto il rispetto che meritano; dovrei accennare al clima decisamente “friendly” trovato a Lyon, alla sensazione che né la disabilità, né tantomeno il colore della pelle o l’orientamento sessuale vengano guardati con imbarazzo o con sospetto.
Tuttavia, inizierò dai beni di consumo. Sì, dalle sublimi tarte tatin, dai croissant, dalle madeleine, giungendo ai gaufre e alle soffici baguette, farcite con il burro o con la salsa mayonnaise, che ci hanno letteralmente sedotti (e abbandonati al rientro in patria). Scesi dall’auto, sulla Quai Perrache – carichi di bagagli come se fossimo partiti per un tour intorno al globo – ci crogiolavamo nell’illusione delle buone intenzioni: una vacanza low cost, equo solidale, morigerata e frugale, eticamente essenziale. Meno di un chilometro e una decina di minuti dopo, eravamo già stati perdutamente traviati dai nostri austeri propositi. Proprio all’angolo con Place Bellecour, il profumo fragrante dei dolci esposti nella vetrina di una briocherie aveva inoculato nelle nostre spoglie di giovani (e meno giovani…) anacoreti il seme del mutamento. Diciamo la verità: di fronte ai carboidrati diventiamo tutti organismi geneticamente modificati. E così, noi tre OGM italo-pakistani, dimentichi dei propositi ascetici, abbiamo dato il via a una kermesse di libagioni di cui conserveremo il ricordo nei prossimi mesi, spalmato sui fianchi e sul girovita.