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Lei non è me…Ed io?

Sovente nel raccontare di me e della mia vita indipendente dimentico di essere cresciuta con una malattia neuromuscolare e di non essermene mai affrancata in tutti questi anni.

Certo, l’Amiotrofia Spinale è parte di me, tuttavia non l’ho mai vista come un’appendice, né tantomeno come l’integrazione tra corpo e morbo. No, non è mai stata me. L’ho sempre vista più come un alter ego, anziché come l’ideale gemello siamese a cui sono unita dalla nascita. Uno sdoppiamento.

Perché c‘è una Tania malata e c’è una Tania che dimentica di esserlo. Quest’ultima vive da sola, aiutata da un’assistente personale; progetta, si arrabatta per sbarcare il lunario, scrive per passione e per pagare le spese condominiali, coffee-690421_1920viaggia per sentirsi libera e si getta a capofitto nella fiumana per diletto e per curiosità. L’altra, quella con il gene mutato, trascorre settimane chiusa in casa per guarire da un’infezione respiratoria, usa una macchina per tossire e un’altra per la ginnastica respiratoria; perde peso ad ogni influenza e sa che la vita non è mai un percorso dato per scontato e che tutto può cambiare con la stessa rapidità di uno sbattere di ciglia. A seconda delle circostanze, una è dominante, l’altra recessiva.

C’è un momento in cui le due s’incontrano. Una frazione di secondo. E non se ne accorgono. Credo succeda perché sono l’una l’immagine speculare dell’altra e quando si osservano, ciascuna crede di vedere se stessa. Per poter conservare memoria dell’altra devono, in qualche modo, opporsi. Pur esistendo contemporaneamente, seguendosi alla stregua di un’ombra. Ci sono momenti in cui mi ricordo di avere una compagna di viaggio simbiotica, ma sono momenti che non amo ricordare.paper-dolls-14611_640

Perciò preferisco pensare a similitudini più edificanti: all’iride che dà le giuste sfumature allo sguardo, alla somiglianza tra l’impiegata comunale e Stalin – più per i baffi che per il dispotismo – alle gocce d’acqua; al mio culo e al resto del mio corpo sui piatti di una bilancia; alle ciliegie dentro un canestro, alla somiglianza tra la pazzia e la creatività; alle ore della noia, ai discorsi ridondanti, alle mani…

interview on my independent life

Dal 2002 la Regione Piemonte ha intrapreso un percorso volto al rispetto della dignità e dei diritti delle persone disabili attivando e finanziando progetti di Vita Indipendente e grazie a questo progetto una persona con disabilità può vivere per conto proprio.

Sovente la gente si meraviglia che io viva da sola, in un appartamento del quale pago personalmente il canone di locazione e le spese condominiali. Si stupisce che io esca a far la spesa, che tenga in ordine la casa, che faccia il bucato, che cucini per i miei amici, pur riuscendo a muovermi pochissimo in autonomia. Tuttavia la mia vita, ai miei occhi, è una vita del tutto normale: faccio quello che fa la maggior parte delle persone una volta divenute adulte. Certo, lo faccio usando le braccia e le gambe dei miei assistenti, ma perché è il solo modo in cui mi riesce di farlo. Non è eccezionale ciò che faccio. È eccezionale il fatto che qualcuno lo ritenga eccezionale. In una società civile il dispotismo della natura, i suoi grossolani errori che penalizzano l’esistenza di un individuo, dovrebbero essere superati senza alcuna meraviglia, né fatica.