an unpredictable breakfast

That morning, after the usual breakfast at the Cafe No. 76, watching the crumbs of the croissant on the table, I had a clear picture of the place where I would have to start telling everything

Quel mattino, dopo la solita colazione al Caffè n 76, fissando con un alquanto ipocrita senso di colpa le briciole del croissant alla crema sparse sul tavolo, ho avuto la nitida percezione del luogo in cui avrei dovuto far iniziare il viaggio. O meglio, da dove sarei partita per raccontare il viaggio. Così ho invitato la mia assistente a mettere in moto l’auto e ad aiutarmi a salirci. Ricordo, era una calda giornata di luglio e il riverbero sulle superfici vetrate degli edifici conferiva al sole un irresistibile fascino vacanziero. Mi sarei presa una mezza giornata di riposo; avrei fatto la turista, anche, con gli occhiali a buon mercato calati sul naso e indosso una canotta leggera di cotone bianco. Ho chiesto alla mia assistente di guidare fino ad Agliè, attraversando le tranquille strade in mezzo alla campagna impreziosite dall’abbacinante luce estiva. Il percorso lo conoscevo bene: sono nata qui, in questo taglio di terra tra le valli del Canavese e il bacino dell’Orco. Sicchè quando siamo giunte in territorio alladiese mi sentivo più una guida che una turista, intenta a spiegare di vicoli, borgate, dinastie alla mia assistente che viene dalle risaie del vercellese e conosce la residenza sabauda di Agliè solo per sentito dire.

Il caso vuole, tuttavia, che il castello non fosse aperto al pubblico quel giorno, a causa dei danni che i recenti temporali avevano causato nei dintorni.

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as the train left…

I remember the Porta Nuova train station, the scent of sweets outside the coffe shops.  Actually,I remember the journey that changed my life.

Della stazione di Porta Nuova ricordo l’aroma dei chicchi di caffè tostati e dei croissants che invitava ad entrare nelle caffetterie sempre affollate. Di solito ad ogni partenza mi fermavo alla boulangerie, all’ingresso della stazione, per una tazza di tè e una pasta dolce.

Tuttavia, quel mattino ero in ritardo: il taxi che era venuto a prendermi in Canavese non era attrezzato per il trasporto di persone in carrozzina, sicché dopo alcuni maldestri ed inutili tentativi per farmi entrare – dapprima reclinando la carrozzina, poi piegandomi in avanti la testa e infine spostando un sedile – eravamo corsi alla stazione del paese, riuscendo appena in tempo ad oltrepassare il passaggio a livello prima che giungesse il treno.
Ero accompagnata da Luca, il mio assistente, e fremevo nel constatare il ritardo della canavesana. Il cielo era parzialmente coperto e nell’aria si respirava già l’odore dell’autunno e delle foglie invecchiate.

Salire era sempre una scommessa con il destino. Le carrozze erano dotate di pedana estraibile, ma due volte su tre quest’ultima s’inceppava e non c’era verso di farla funzionare.

Un secondo disguido nello stesso giorno sarebbe stato troppo, anche per il mio livello di tolleranza, notevolmente alto.

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from Florence to Turin

I didn’t know what was going to happen soon

Tutto ha avuto inizio durante un viaggio a Firenze. L’idea era quella di trascorrere un weekend nella città che più amavo, dopo la nostalgica Torino s’intende, sicché mi ero portata appresso un piccolo bagaglio ed ero partita in una tarda mattina di settembre. Non ero sola. Con me avevo portato colui che presto avrebbe cambiato la mia vita drasticamente. Come tutti i cambiamenti repentini, incoscienti anche, sarebbe precipitato sulla mia vita come una pesante costruzione minata alle fondamenta: con un crollo verticale fragoroso e fatale.
Ho deciso il mio futuro in poche ore, prima che le luci dell’alba rampinassero gli occhi.

A distanza di un mese reggevo tra le mani le chiavi dell’abitazione torinese: la mia prima casa! Mia, soltanto mia. Il passaporto per la vita adulta.

Non sapevo ancora, tuttavia, ciò che mi aspettava…